La somministrazione di rituximab come mantenimento nei pazienti con vasculiti ANCA (antineutrophil cytoplasm antibody)-associate permette il controllo a lungo termine della malattia, con una efficacia significativamente superiore rispetto al mantenimento standard con azatioprina. Questi i risultati di uno studio randomizzato (Guillevin L et al. NEJM, 2014; 371: 1771-80) condotto su 115 pazienti con vasculiti ANCA-associate (granulomatosi con poliangioite, poliangioite microscopica e glomerulonefrite ANCA-associata limitata al rene) in remissione completa dopo una terapia di induzione composta da ciclofosfamide e glucocorticoidi. I pazienti hanno ricevuto azatioprina giornalmente fino al mese 22 oppure 500 mg di rituximab ai giorni 0 e 14 e poi ai mesi 6, 12 e 18 dall’entrata nello studio.
L’endpoint primario dello studio era costituito dal tasso di recidive osservate al mese 28 ed ha dimostrato la superiorità del mantenimento con rituximab rispetto alla somministrazione di azatioprina (5% di recidive verso 29%, rispettivamente; HR per la recidiva: 6,61; p = 0,002). Per quanto riguarda gli eventi avversi, questi sono comparsi con una frequenza sovrapponibile nei due gruppi (43% di eventi avversi severi), con 8 casi di infezione severa osservati nel braccio azatioprina e 11 nel braccio rituximab.
«Una strategia terapeutica di induzione con glucocorticoidi e ciclofosfamide ha drammaticamente migliorato la sopravvivenza dei pazienti con vasculiti ANCA-associate nelle ultime decadi, ma il mantenimento della remissione rimane un problema maggiore, con circa un terzo dei pazienti che recidivano entro 2 anni dalla remissione», scrivono gli autori della ricerca. «I nostri dati confermano precedenti osservazioni retrospettive circa l’efficienza del mantenimento con rituximab in questa categoria di pazienti, almeno per quanto riguarda i casi affetti da granulomatosi con poliangite (granulomatosi di Wegener), che rappresenta la condizione maggiormente presente nella popolazione studiata (87 casi su 115)». Il trial era stato disegnato come studio di superiorità per stabilire se un’opzione terapeutica apparentemente efficace ma costosa (rituximab) presentava un chiaro vantaggio clinico rispetto un trattamento meno costoso ma non completamente soddisfacente (azatioprina): i risultati sembrano confermare la superiorità significativa del mantenimento con rituximab nei pazienti con vasculiti ANCA-associate.
Fonte: The New England Journal of Medicine