L’anticorpo monoclonale anti-CD20 obinutuzumab (GA101) combinato con clorambucil migliora la prognosi dei pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC) e comorbidità significative, rispetto alla combinazione rituximab più clorambucil. Quest’ultimo schema si è dimostrato efficace nei pazienti con LLC anziani in studi di fase 2, ponendo le basi per uno studio randomizzato di fase 3 (Goede V et al. N Engl J Med. 2014 Jan 8. Epub ahead of print) che ha arruolato 781 pazienti con LLC non pretrattati e con comorbidità (CIRS score > 6 o CrCl compresa fra 30 e 69 ml/min), con età mediana pari a 73 anni, trattati con clorambucil da solo, clorambucil più rituximab o clorambucil più obinutuzumab.
Il tasso complessivo di risposta e la percentuale di risposte complete sono stati più alti nel braccio obinutuzumab-clorambucil rispetto al braccio rituximab-clorambucil (78,4% verso 65,1% e 20,7% verso 7,0%, rispettivamente; p < 0,001), e minori rispetto a entrambi nel braccio clorambucil. La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana, endpoint primario dello studio, è anche risultata maggiore nei pazienti riceventi obinutuzumab-clorambucil (26,7 mesi verso 16,3 mesi con rituximab-clorambucil e 11,1 mesi con solo clorambucil). Nessuna differenza significativa è stata invece osservata in termini di sopravvivenza globale (OS) fra i due gruppi rituximab-clorambucil e obinutuzumab-clorambucil, con un vantaggio significativo di quest’ultimo rispetto al braccio clorambucil.
«Sebbene i pazienti anziani con comorbidità rappresentino la maggioranza dei pazienti con LLC, essi sono sottorappresentati nei trial clinici», affermano gli autori dello studio. «In questa popolazione di pazienti, la monoterapia con clorambucil rimane il trattamento standard e nessuna terapia si è dimostrata in grado di indurre un aumento della sopravvivenza. Il nostro studio dimostra invece un aumento della sopravvivenza globale con l’aggiunta di obinutuzumab e mostra anche la superiorità, in un confronto diretto, della combinazione obinutuzumab-clorambucil rispetto a rituximab-clorambucil».
Fonte: New England Journal of Medicine